Ingiustificata limitazione della libertà personale in tempo di COVID-19; due lettere ai giornali

LETTERA PUBBLICATA dal QUOTIDIANO “Trentino” il 1° APRILE 2020

Egregio Direttore,

delle norme governative per fronteggiare il coronavirus, una in particolare appare alquanto irrazionale: il limitare solo a brevi distanze dal proprio domicilio l’uso della bicicletta per le attività motoria all’aria aperta e addirittura chiudere le piste ciclabili. Questa pesante limitazione di una attività sportiva molto praticata e salutare, potrebbe essere giustificata dalla necessità di ridurre i traumi e dunque l’afflusso di pazienti nei reparti di rianimazione, impegnati a tempo pieno per il coronavirus. Eppure se guardiamo le statistiche (consiglio di consultare il documento della Commissione Europea dal titolo Traffic Safety Basic Facts 2018: Cyclists), appare sufficientemente chiaro come gli incidenti mortali dei ciclisti siano addirittura inferiori a quelli dei pedoni. Le attività sportive individuali all’aria aperta, posto che si rispettino le distanze interpersonali di sicurezza, non rappresentano alcun rischio di contagio da coronavirus, considerando anche la dinamica degli aerosol all’aria aperta che sono tali da rendere altamente improbabile la trasmissione virale. Inoltre con la bella stagione, il sole e il conseguente apporto di vitamina D (vitamina nota per gli effetti positivi sul sistema immunitario) apporterebbero maggiori vantaggi sanitari alla popolazione che restare al chiuso.

Non sarebbe dunque il caso, ora, di rilasciare le inutili restrizioni all’attività motoria all’aria aperta, in particolare l’uso della bicicletta sulle piste ciclabili, posto che si rispettino le distanze interpersonali?

Un cordiale saluto

Dr. Roberto Cappelletti

LETTERA PUBBLICATA dal QUOTIDIANO L’ADIGE IL 10/04/2020

Caro direttore,
ho letto il suo editoriale di domenica 5 aprile e francamente, se da un lato il suo articolo ha delle ragioni più che fondate nel consigliare alle persone ancora cautela e a non abbassare la guardia, non trovo che quello che dice abbia dei riferimenti scientifici. Mi riferisco alla frase “non facciamoci trovare per strada dal coronavirus”. Caro direttore lei dovrebbe sapere che, per tutti i virus che si trasmettono per via aerea fra i quali il coronavirus, è estremamente raro che avvenga un contagio all’aria aperta se non per un contatto molto stretto; questo dipende dalla dinamica delle particelle di aerosol ovvero le goccioline che emettiamo respirando, parlando, tossendo: se negli spazi chiusi effettivamente il loro permanere nell’aria diverse ore potrebbe costituire fonte di contagio (le ricordo che l’85% dei contagi da coronavirus avviene in ambito familiare), all’aria aperta invece la dinamica delle particelle di aerosol è tale per cui non è possibile o è altamente improbabile un contagio. Questo volevo ribadire, avendole già scritto, come certe norme siano completamente irrazionali: a mio avviso non c’è nessun motivo per non autorizzare il jogging e la bicicletta sport notoriamente individuali, posto che si mantengano le distanze di sicurezza. Le ultime disposizioni dell’OMS prevedono l’uso della mascherina negli ambienti chiusi (supermercato, luogo di lavoro) e questa misura mi trova ampiamente favorevole. Ma negli spazi aperti non c’è veramente rischio di contagio. Le misure irrazionali sono alla lunga destruenti per la psicologia delle persone e potrebbero portare al discredito delle istituzioni che le hanno emanate. Quindi caldeggio che gli sport individuali siano da subito permessi perché questo non costituisce alcun pericolo di contagio, anzi ci sarebbero dei vantaggi indubbi come l’apporto di vitamina D, vitamina nota per aiutare il sistema immunitario e che si forma con l’irraggiamento solare; il sole fra il resto è considerato il miglior disinfettante perché distrugge i germi in pochi secondi. Sono veramente arrabbiato per come è stata gestita questa crisi del coronavirus, non per le misure doverose di contenimento, ma per le strategie impiegate e la divulgazione dei media: la strategia è stata sostanzialmente quella di trattare la gente come dei bambini e dirgli unicamente di rimanere a casa scegliendo la strategia del terrorismo, invece di spiegare bene qual è il razionale dietro certe misure, facendo esempi pratici per far capire ad esempio l’importanza di mettersi spontaneamente in quarantena quando ci sono delle febbri in famiglia o spiegando i casi che possono capitare, gli errori che si possono commettere. Tutto questo non è stato fatto a sufficienza e alla lunga, ripeto, il trattare le persone come dei bambini, invece di fornire i fondamenti razionali per i comportamenti da tenere, sarà deleterio. Se è vera l’ipotesi che la gente si reca al supermercato più volte per evadere, a maggior ragione sarebbe utile richiamare l’irrazionalità di determinate norme, che il Trentino ha rese ancora più severe, e che impediscono di svolgere attività motorie all’aperto. Ora si dovrà bene o male rilasciare gradualmente le norme restrittive per tornare lentamente alla normalità. Ma non è troppo tardi per cambiare strategia e trovare una maggiore responsabilizzazione e collaborazione della gente fondata sulla scienza. Ricordiamoci che stiamo avvicinando alla Santa Pasqua, dove un Dio, che ha voluto avere fiducia in noi, dalla croce richiama gli uomini alla responsabilità e alla cooperazione per la realizzazione del suo progetto.

Mettendomi a sua disposizione per ulteriori eventuali chiarimenti,

La saluto cordialmente

Dr. Roberto Cappelletti